Volontariato

D’Alema e Zanotelli. Padre, mi confesso

Non si erano mai incontrati pubblicamente. Un convegno a Roma è stato l’occasione per rompere il ghiaccio.

di A. Capannini

L?abito francescano contro il completo blu (e le consuete scarpe di classe). Lo sguardo profetico contro quello sornione. Le parole sagge contro le battute pungenti. L?elogio della povertà contro l?etica del benessere. Quando si sono confrontati, pubblicamente di certo per la prima volta, anche se in privato si erano parlati, scambiati messaggi e idee, si è trattato di un piccolo evento per la piccola e attenta platea che ha seguito il filo dei loro ragionamenti, ma anche per un ceto politico che non è abituato agli ?uno contro uno?. Padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano che ha passato la maggior parte della sua vita in Africa, invece che in Italia, ma che le ?cose del mondo?, anche di quello angusto e modesto della politica di Palazzo nostrana, le conosce e le capisce bene, e Massimo D?Alema, il presidente dei Ds, si sono confrontati in maniera ben più che civile ed educata, ma vera, sincera e profonda.

La Vertude e il Potere
Hanno portato certo, con sé, due ben diverse e lontane, anche se forse non inconciliabili, visioni del mondo, ma soprattutto cercando un contatto e dei possibili punti d?incontro tra le due sinistre (non in senso politicista, ma ideale) che dovrebbero comporre, più che uno schieramento politico, l?orizzonte ideale di ognuno. La sinistra dei valori e quella delle possibilità, la sinistra delle azioni e quella delle manovre, la sinistra dell?eroismo degli atti quotidiani e quella delle scelte obbligate, la sinistra che sceglie sempre e comunque la non violenza, la pace e la fratellanza e quella che si sente in dovere di prendere in considerazione l?uso (?ponderato??) della forza, la ragione del Principe e dei Principi di turno, la Vertude che cerca di declinarsi col Potere.
Due sinistre, o forse due visioni del mondo, delle scelte di vita e delle filosofie della storia, che si sono, appunto, per la prima volta e con onestà confrontate, non scontrate, in una cornice minore e sottotono, a maggior ragione sui media (correva il giorno della morte di Gianni Agnelli?), ma importante e delicata, quella del convegno sulla povertà organizzato dai Ds il 24 e 25 gennaio a Roma.
La logica, gli ospiti e il filo di ragionamento del convegno sono stati pensati e voluti dal responsabile Welfare del partito, l?ex ministra Livia Turco, mentre l?iniziativa è stata preparata e gestita con cura e intelligenza, all?interno della Quercia, dal responsabile del Dipartimento del Terzo settore, l?onorevole Mimmo Lucà. L?iniziativa aveva per titolo Dalle diseguaglianze alla cittadinanza ed è servita a fare il punto sulla diffusione della povertà in Italia e in Europa e ad aprire un confronto sulle politiche di welfare necessarie per contrastare l?esclusione sociale e le diseguaglianze. Obiettivo della conferenza è stato anche quello di rimettere al centro dell?iniziativa politica di questo partito (e magari, chissà, anche del centrosinistra nel suo complesso) la condizione dei poveri e degli esclusi alle soglie del Terzo millennio e con alle spalle, invece, una sinistra italiana, e dei Ds in particolare, da troppo tempo più attenti alle ragioni e alle vie della modernizzazione.

Ma sulla ?giusta? causa…
Ascoltate le relazioni di apertura della ex ministra alla Solidarietà sociale, Livia Turco, che ha posto l?accento su un?Italia “che ha il dovere dell?accoglienza”, ha parlato del “nuovo patto di cittadinanza da costruire”, come pure del rilancio di un sistema di welfare ?dello sviluppo umano?, e le relazioni seguenti, quelle pure di spessore, ma più ?tecniche?, della sociologa Chiara Saraceno e di Ermanno Gorrieri, è finalmente venuto il turno del match D?Alema-Zanotelli, seguito da tutti in ?religioso? silenzio.
La prima staffilata è di D?Alema: “Voi cattolici la povertà l?avete fatta santa. La povertà va combattuta, ma con strumenti e politiche possibili, governando la globalizzazione”. La replica di padre Alex è immediata: “La realtà non è quella che vedi qui, caro Massimo, la realtà è altrove, in Africa, in Asia, in Sud America e se non ci svegliamo ci sopraffarà. Quando rimuovi i volti, rimuovi tutti: non puoi uccidere nessuno, non puoi bombardare o far bombardare nessuno se hai visto i volti delle persone che moriranno”.
D?Alema , di rimando, sollecitato da Lucia Annunziata che moderava il match, critica “la visione assolutistica di un?etica che, estremizzata, può portare alla sopraffazione”, Zanotelli gli risponde a stretto giro chiedendogli di “trasformare il pathos in etica”. D?Alema rivendica i meriti (misconosciuti) del suo governo nella riduzione del debito, ma anche il primato della politica, “l?unica arma concreta e utile a ridurre le ingiustizie”, Zanotelli lo incalza chiedendogli una posizione netta e chiara contro la guerra in Iraq e ricordando la contrarietà sua e dei pacifisti alla guerra condotta dalla Nato in Kosovo.
D?Alema si appella all?Onu, all?Unione Europea, al nascente asse franco-tedesco, ma resta chiaro che, su ?giusta causa?, D?Alema un?altra guerra la farebbe, padre Alex mai.

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